martedì 4 marzo 2008

Parole






Il caos era quello solito di una delle mie domeniche frenetiche. Stavolta l'unica differenza sembrava essere che, al contrario delle altre giornate, la confusione era anche dentro di me.
Rumore dentro, rumore fuori. Tanto vale. Tutto quel frastuono mi serviva per non pensare.
La gente parla veloce, quasi spezza le parole, le lascia a metà in gola e sputa fuori mozziconi di sentenze e stereotipi .
E' triste: nessuno parla più con il cuore, la gente vive nel rumore e non ascolta più il dolce suono del silenzio.
L'aria era appiccicosa e calda.
Non so come è successo. Li ho sentiti, in mezzo a tutto quel rumore , li ho sentiti , mentre passeggiavano tra le gocce di pioggia fastidiosa, scansando le persone indaffarate a non far niente.
Lei aveva i capelli lunghi, ricci, ribelli sulle spalle, lui sembrava un ragazzetto troppo cresciuto, con la bandana rossa sulla zucca pelata e i calzoni al polpaccio.
Li ho ascoltati, non so come, mentre parlavano con la lingua dei gesti e dello sguardo,come solo chi non ha voce può fare, senza poter distogliere l'attenzione.
Che invidia. Loro sì che sanno cosa vuol dire parlarsi.
L'incredibile è che facevano più baccano di tutti, quei due là.

2 commenti:

  1. Mi sembra di averlo già letto questo racconto..... comunque io ho poco da invidiare ai muti... l'unica parola che credo di aver detto ieri è stata "no"... quando la cassiera della coop mi ha chiesto se avevo la tessera di socio..

    ;-)))))

    Buon mercoledì Ele!

    RispondiElimina
  2. nonnisan aggiorna un pò questo blog!!!

    RispondiElimina